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Crowdfunding: fiscalità e normative

Written by: Crowdfunding: fiscalità e normative

Updated on: February 4, 2025

Reading time: 5 minuti

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Il crowdfunding è uno dei modelli di finanziamento più diffusi per le idee di prodotti e progetti. Si possono prendere in considerazione il classico crowdfunding basato su donazioni, il crowdfunding basato su prestiti o azioni o tanti altri tipi. A seconda del modello di finanziamento possono essere applicati requisiti fiscali diversi.

Ti spieghiamo quando devi pagare le tasse sul crowdfunding, quali tipi esistono e come puoi sfruttarne i vantaggi fiscali.

Crowdfunding: cos’è

Partiamo dalle basi: cos’è il crowdfunding? Il crowdfunding è un metodo di finanziamento di progetti, prodotti, startup, proprietà o servizi. In questo caso, chi vuole sostenere il tuo progetto versa una somma a piacere, volontaria o prestabilita. I finanziamenti vengono spesso raccolti online tramite apposite piattaforme di crowdfunding. Tra le piattaforme di crowdfunding più note vi sono Kickstarter, Patreon, Indiegogo e GoFundMe.

Quali modelli di crowdfunding ci sono?

La legislazione fiscale applicabile al crowdfunding dipende, tra l’altro, dal modello scelto. I più comuni modelli di finanziamento di crowdfunding includono:

  • Il crowdfunding classico (con ricompensa): l’idea originaria del crowdfunding classico, noto anche come crowdsponsoring, prevede una ricompensa non in denaro per i finanziatori. Di solito si tratta di un prodotto finito o di un compenso, come regali o opere d’arte.
  • Il crowdfunding (sotto forma di donazione): il finanziamento è basato sulle donazioni con un obiettivo di finanziamento solitamente fisso. Se l’obiettivo di finanziamento non viene raggiunto, i donatori hanno la possibilità di ricevere indietro il loro denaro. Questa forma di crowdfunding viene spesso utilizzata per progetti senza fini di lucro e con intenti sociali. I donatori non si aspettano alcun corrispettivo, partecipazione o rimborso se l’obiettivo della donazione viene raggiunto.
  • Il crowdlending (basato su prestiti): il crowdlending, conosciuto anche come lending crowdfunding o social lending, è un prestito in cui diversi donatori contribuiscono con somme di denaro e si aspettano il rimborso. Si possono applicare varie modalità di rimborso concordate, come gli interessi.
  • Crowdinvesting (basato sulle azioni): nell’equity-based crowdfunding, i finanziatori partecipano al progetto o alla società finanziata contribuendo con piccole o grandi somme di denaro. Questa partecipazione può assumere la forma di una quota del valore crescente dell’azienda, di distribuzioni di utili o di altri ritorni. Si tratta di un prestito con partecipazione agli utili, cioè di una partecipazione silenziosa senza voce in capitolo.

Quando è prevista la tassazione per il crowdfunding?

La tassazione del crowdfunding in Italia varia in base alla tipologia di investimento e al ruolo dell’investitore. Di seguito vediamo insieme alcuni casi specifici:

  • Equity crowdfunding: investendo in equity crowdfunding, si acquisiscono quote societarie. I guadagni derivanti da dividendi o plusvalenze sono considerati redditi di capitale e sono soggetti a un’imposta sostitutiva del 26%. 
  • Lending crowdfunding: in questa modalità si prestano fondi a terzi tramite piattaforme online, ottenendo interessi in cambio. Gli interessi percepiti sono tassati al 26% come redditi di capitale. Se la piattaforma funge da sostituto d’imposta, trattiene direttamente l’imposta; altrimenti, l’investitore deve dichiarare i proventi nella dichiarazione dei redditi.
  • Crowdfunding basato su ricompensa: in questo caso l’investitore riceve una ricompensa, come un prodotto o un servizio, in cambio del finanziamento. Se la ricompensa ha un valore economico, potrebbe essere soggetta a tassazione, ma generalmente non si applica l’IVA.
  • Crowdfunding basato su donazioni: le donazioni effettuate senza aspettarsi nulla in cambio non sono soggette a tassazione per il donatore. Tuttavia, l’ente beneficiario potrebbe essere soggetto a imposte, a meno che non goda di esenzioni specifiche.

Consiglio: vi sono tante altre attività che si svolgono online che sono soggette a tassazione. Ad esempio, scopri come guadagnare su OnlyFans e quali sono le tasse da pagare.

Quando il crowdfunding non è soggetto a tassazione?

Ci sono alcuni casi in cui il crowdfunding è esente da tasse. Se il promotore è un ente non profit o associazione e le somme raccolte sono destinate a scopi di beneficenza, attività culturali o sociali, queste non sono soggette a tassazione. Anche un bene simbolico di modico valore non costituisce un reddito tassabile. In generale, il crowdfunding basato sulle donazioni non prevede la tassazione delle somme ricevute, in quanto i donatori non ricevono niente in cambio del loro versamento.

Consiglio: per evitare di presentare una dichiarazione dei redditi errata rivolgiti sempre a un professionista.

Quali sono le normative che regolano il crowdfunding?

A seconda del tipo di crowdfunding ci sono diverse normative che regolano le raccolte fondi. Tra queste rientrano:

  • ll Decreto-Legge n. 179 del 18 ottobre 2012, noto come “Decreto Crescita Bis”, ha introdotto disposizioni per favorire la nascita e lo sviluppo di startup innovative, includendo la possibilità di raccogliere capitali tramite piattaforme online. Successivamente, la CONSOB ha emanato il Regolamento n. 18592 del 26 giugno 2013, che disciplina le modalità di raccolta di capitali di rischio da parte di startup innovative tramite portali online. Questo regolamento è stato aggiornato nel tempo per includere anche le PMI innovative.
  • Il Regolamento (UE) 2020/1503, entrato in vigore il 10 novembre 2021, noto anche come Regolamento europeo sul crowdfunding, stabilisce un quadro normativo uniforme per i fornitori europei di servizi di crowdfunding per le imprese. In Italia, l’attuazione di questo regolamento è stata affidata alla Banca d’Italia e alla CONSOB, che hanno emesso disposizioni specifiche per regolamentare l’attività delle piattaforme di lending crowdfunding.

Quali sono le agevolazioni fiscali per il crowdfunding?

In Italia, esistono diverse agevolazioni fiscali per chi investe in campagne di crowdfunding. Queste agevolazioni mirano a incentivare gli investimenti in startup e PMI innovative. In particolare, gli investimenti effettuati da persone fisiche in startup innovative consentono una detrazione IRPEF del 30% sull’importo investito, fino a un massimo di 1 milione di euro per periodo d’imposta. Per usufruire di questa agevolazione bisogna però mantenere l’investimento per almeno 3 anni. 

Per le PMI innovative, la detrazione IRPEF è del 30% su un investimento massimo di 1,8 milioni di euro per periodo d’imposta, con un risparmio fiscale massimo di 540.000 euro annui. Anche in questo caso, l’investimento deve essere mantenuto per almeno 3 anni. 

Le società che investono in startup o PMI innovative possono beneficiare di una deduzione dal reddito imponibile IRES pari al 30% dell’investimento, fino a un massimo di 1,8 milioni di euro per periodo d’imposta. L’investimento deve sempre essere mantenuto per almeno 3 anni. 

Anche le persone fisiche possono contare su una detrazione IRPEF del 50% per gli investimenti in startup innovative, fino a un massimo di 100.000 euro per periodo d’imposta, e in PMI innovative, fino a un massimo di 300.000 euro. Anche in questo caso, rimane invariato il numero di anni per i quali bisogna mantenere l’investimento.

In conclusione, per usufruire di queste agevolazioni, è necessario indicare gli investimenti nella dichiarazione dei redditi, allegando la documentazione attestante l’investimento effettuato e il rispetto dei requisiti previsti dalla normativa. Si consiglia di consultare un commercialista o un consulente fiscale che ti aiuterà nell’applicazione delle agevolazioni e nella presentazione della dichiarazione dei redditi.

FAQ

Che cos’è il crowdfunding?
Il crowdfunding è un metodo di finanziamento per progetti, prodotti, startup, proprietà o servizi. Consiste nel raccogliere contributi finanziari, volontari o prestabiliti, da parte di sostenitori tramite piattaforme online come Kickstarter, Patreon, Indiegogo e GoFundMe.

Quali sono i principali modelli di crowdfunding?
I principali modelli di crowdfunding includono il crowdfunding con ricompensa, dove i finanziatori ricevono un prodotto o un compenso non monetario; il crowdfunding sotto forma di donazione, in cui i contributi sono raccolti senza aspettative di ritorni, spesso per scopi senza fini di lucro; il lending crowdfunding, che consiste in prestiti con attese di rimborso, talvolta con interessi e l’equity crowdfunding, in cui i finanziatori ottengono partecipazioni nel progetto o nella società, con possibilità di utili o plusvalenze.

Quando è prevista la tassazione per il crowdfunding?
La tassazione per il crowdfunding dipende dalla tipologia. Nell’equity crowdfunding, i dividendi e le plusvalenze sono tassati al 26%. Nel lending crowdfunding, gli interessi percepiti sono considerati redditi di capitale e tassati al 26%. Nel crowdfunding con ricompensa, la tassazione è applicabile se la ricompensa ha un valore economico. Infine, nel crowdfunding basato su donazioni, le somme non sono tassabili per i donatori, ma l’ente beneficiario potrebbe essere soggetto a imposte.

Quando il crowdfunding non è soggetto a tassazione?
Il crowdfunding non è soggetto a tassazione quando le somme raccolte sono destinate da enti non profit a scopi di beneficenza, attività culturali o sociali, oppure quando i finanziatori ricevono beni simbolici di modico valore. Anche le donazioni senza contropartita per il donatore non prevedono tassazione.

Quali sono le agevolazioni fiscali per il crowdfunding?
Per chi investe in crowdfunding, le agevolazioni fiscali includono la possibilità di detrarre il 30% dell’importo investito in startup innovative (fino a 1 milione di euro) o in PMI innovative (fino a 1,8 milioni di euro), con l’obbligo di mantenere l’investimento per almeno 3 anni. In alcuni casi, come per investimenti fino a 100.000 euro in startup, è prevista una detrazione del 50%. Le società possono dedurre il 30% dell’investimento dal reddito imponibile IRES, sempre mantenendo l’investimento per almeno 3 anni.

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